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27 agosto 2024
FECincontra Anna Galtarossa

L’artista Anna Galtarossa, protagonista della decima edizione di E-STRAORDINARIO for Kids, ci racconta della sua pratica artistica, dall’utilizzo di materiali trovati e riciclati al racconto di storie mitologiche e fantastiche, passando per l’importanza del contatto diretto con il mondo naturale.

Raccontaci la tua pratica artistica. Il tuo lavoro è caratterizzato dall’uso di materiali eterogenei e spesso inusuali, anche riciclati e trovati: come li scegli e che ruolo hanno nel tuo processo creativo?
Credo che siano materiali comuni, di uso quotidiano, ma di solito non so a cosa servono e cerco di dare loro un senso. Funziona ancora meglio quando sono in viaggio in paesi a me poco familiari. Poi, che sia in Messico o in Italia o in Papua, di solito scopro che tutto quello che raccolgo è fatto in Cina e mi chiedo, non è che in realtà sono cinese anch’io?
C’è anche il mondo naturale che nutre le mie riserve sia materiche/strutturali che narrative. Cerco con esso un contatto diretto, spontaneo. Ma la spontaneità può essere difficile da riattivare. Tutto questo entra in dialogo con le mie mani, preferisco usare il loro cervello. C’è troppo rumore nell’altro.

Le tue opere e i tuoi progetti traggono spunto da storie fantastiche e da miti: in che modo queste narrazioni influenzano la tua creatività?
Le storie che mi raccontano gli oggetti e la natura, e le storie che si raccontano gli umani si incrociano e iniziano a completarsi. Si spiegano tra di loro e poi mi dicono dove vogliono andare. Mi dicono cosa ci manca secondo loro e a cosa servivano quando avevano un altro senso da quello che gli diamo noi oggi. Non sempre li capisco quando parlano ma ci provo. Dove posso cerco di togliermi riferimenti culturali di dosso per cercare di restituire un po’ di innocenza alle mie orecchie, per sentirli meglio.

Quanto è importante nel tuo lavoro l’attivazione di momenti laboratoriali, di scambio e di creazione condivisa?
Ah che buffo non sapevo esistesse la parola “laboratoriale”. Bisognerebbe usarla per uno scioglilingua!
Il dialogo è sempre importantissimo e lo scambio di idee attraverso le mani mi piace ancora di più. Più si va avanti con l’età, più la distanza coi bambini aumenta e più diventa essenziale passare del tempo con loro. Gli adulti che non lo fanno rischiano di mummificarsi prima del necessario, non solo gli artisti. E l’atto creativo è uno dei veicoli migliori per dialogare tra le diverse generazioni.

THE SMELL FACTORY è il laboratorio che hai ideato per la decima edizione di E-STRAORDINARIO for Kids per i figli dei dipendenti Elica: che cosa ti aspetti da questa esperienza?
Vorrei che i bambini scoprissero e comprendessero quello che succede nel luogo dove lavorano i loro genitori, ma ci terrei anche ad esporli al fascino di un’azienda come Elica, dove in qualche modo l’atto creativo è di gruppo e dove ogni persona ha un ruolo per far funzionare il tutto. Inoltre, vorrei che prendessero coscienza della quantità di lavoro e delle complessità che stanno dietro ad un oggetto quotidiano come una cappa aspirante – anche se queste sono le Rolls Royce delle cappe aspiranti! Esploreremo anche il mondo degli odori, che è così importante, eppure, anche quello lo diamo per scontato.

Come è nata l’idea di esplorare il mondo degli odori e cosa speri che i bambini portino via da questa esperienza?
Nasce sempre dall’intenzione di far capire ai bambini cosa succede dentro quest’azienda dove immagino che il vero protagonista sia il naso. Ma in generale vorrei che prendessero coscienza dell’olfatto e della sua importanza nella vita quotidiana.