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12 dicembre 2023
FECincontra Stefano Coletto, Curatore Fondazione Bevilacqua La Masa per il progetto “Alchimie Culturali”

Stefano Coletto, curatore della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, ci racconta “Alchimie Culturali”, progetto che crea interessanti sinergie tra il mondo dell’arte e quello delle imprese, in collaborazione con Confindustria Veneto.

 

Leggi l’intervista e scopri le affinità con il metodo FEC, esempio da imitare e raggiungere sia in fase di ideazione che nelle successive attività di divulgazione del progetto.

– Come nasce il progetto Alchimie culturali e come si è evoluto in queste prime tre edizioni?
Il progetto Alchimie Culturali nasce nel 2016 da un’idea di Confindustria Veneto di coinvolgere aziende medio piccole del Veneto per avvicinarle al mondo dell’arte contemporanea emergente attraverso una collaborazione con la Fondazione Bevilacqua La Masa, istituzione pubblica che da sempre si occupa del sostegno e della promozione dei giovani talenti. La Fondazione, infatti, cercando di superare l’idea di mera sponsorizzazione e avviando sinergie più articolate, aveva già avviato in passato iniziative simili con brand e imprese a sostegno di Atelier, il programma di residenze per artisti, unico in Italia per una istituzione pubblica.
Con il progetto Alchimie culturali, la Fondazione Bevilacqua La Masa continua questo percorso di avvicinamento tra due mondi apparentemente distinti: Confindustria Veneto individua le imprese, la Fondazione sceglie gli artisti e si occupa della curatela del progetto con mostra finale per l’esposizione delle opere realizzate. Insieme, le due realtà collaborano per le varie attività di comunicazione e formazione.
Considerando questa del 2023 la terza edizione, la struttura del progetto rimane quella iniziale: 5 o 6 aziende per 5 o 6 artisti, in modo da attivare col tempo un sistema diffuso e collaudato di buone pratiche, vitale e ricco di contenuti.

– Quali sono stati i benefici e risultati tangibili per le aziende coinvolte nel lavoro con l’arte contemporanea?
Nella maggior parte dei casi affrontati, le aziende non avevano consuetudine con gli articolati linguaggi dell’arte contemporanea. Non avevano avuto prima esperienze di collezionismo o mecenatismo significative, per cui il primo passo è stato quello di creare percorsi di avvicinamento, conoscenza reciproca e scambio.
In questo tipo di attività, le aziende contribuiscono a produrre, con le loro competenze e tecnologie, opere inusuali, inaspettate, che nascono dalla sperimentazione. L’abilitazione cognitiva, come direbbe Pier Luigi Sacco, per i distretti culturali evoluti diviene fatto concreto.
Infine, le opere prodotte vengono raccontate ed esposte negli spazi della Bevilacqua La Masa a Venezia, momento di visibilità per l’azienda stessa.

– Quali sono state le difficoltà principali che avete riscontrato mettendo in relazione arte e imprese?
Non essendoci una commissione preordinata e una consuetudine di frequentazione, il progetto richiede tempi lunghi presentazione, avvicinamento, illustrazione dei reciproci mondi e quindi ideazione, progettazione, produzione. La difficoltà ma anche la sfida, è questo partire dal basso e ottenere dei risultati, con gradi diversi di soddisfazione e qualità, ma con un’intensità del processo attivato sempre profonda. Come direbbe il Prof. Fabrizio Panozzo – che ha avviato con Ca’ Foscari progetti interessanti di ricerca su queste iniziative – questo processo comprende anche il racconto di ogni storia nata dall’esperienza.

– Quanto il metodo FEC è stato di aiuto e di ispirazione nel definire gli obiettivi del progetto?
Personalmente, quanto fatto dalla FEC è sempre stato un esempio da imitare e raggiungere. Ne abbiamo parlato spesso sia in fase di ideazione del nostro progetto che nelle successive attività di divulgazione.
L’obiettivo più alto è pensare che ogni azienda possa diventare un atelier in cui gli artisti possono incontrare maestranze, organizzazioni, persone, in grado di capire, accogliere ascoltare urgenze espressive e creative. Ogni sinergia di questo tipo crea meccanismi trasformativi condivisi e dinamiche evolute che caratterizzano la migliore innovazione.